in pillole
"D'estate, negli anni Sessanta, quando ero bambino, sbocciavo insieme a canzoni destinate a rimanere come un indelebile tatuaggio dell'anima, una vocina arcana, profonda, che sussurrava le nenie di artisti che sarebbero divenuti familiari e presenti, per il resto della mia vita, al di là dei gusti, del piacere, della piega professionale che avrei seguito. Un gruppo intero di motivetti che, ascoltati una volta, non mi avrebbero più abbandonato"