La storia vera di un poliziotto romano catapultato a Palermo a caccia dei grandi latitanti mafiosi negli anni più caldi della lotta a Cosa nostra. Ne emerge un racconto avvincente, appassionato, talvolta venato di sottile e amaro umorismo, che ci fa rivivere la prosaicità di ogni guerra: quando l’attimo dell’“azione” è preceduto da interminabili giornate di pedinamenti e intercettazioni passate a “studiare il nemico”, a estrarre prove e indizi da un segno all’apparenza insignificante, da un sussurro carpito al telefono, da un silenzio sospetto. Agente di scorta di Francesco Marino Mannoia e altri “pentiti” di mafia di peso, dattilografo con i giudici di Palermo durante gli interrogatori, interprete dei “pizzini” di Bernardo Provenzano, l’autore ci offre una testimonianza necessaria: inquadra da molto vicino i più importanti episodi della cronaca criminale italiana degli ultimi trent’anni. Illumina il confine non sempre netto tra bianco e nero nelle stanze fumose della polizia. E rende il giusto tributo ai numerosi uomini dello Stato che hanno fatto il proprio dovere, lontani dai riflettori.
Quarta di copertina
«In ufficio non ci sono casseforti e in Questura non c’è più nessuno. Finisco a mezzanotte passata e non so dove e a chi lasciare in custodia i soldi sequestrati e la Bibbia rossa di Provenzano. Infilo tutto nella mia borsa marrone, inforco la bici e pedalo verso l’albergo. Iddu, l’inafferrabile latitante, è stato preso e io ho nella borsa quella Bibbia che lui ha portato con sé per decenni»
Biografia dell'autore
È stato ispettore di Polizia, dal 1987 al 2013 ha operato nel Nucleo Centrale Anticrimine, specializzato nel contrasto alla mafia e nella cattura dei latitanti più pericolosi.
Dal 2005 al 2014 ha vissuto a Palermo, lavorando con la Sezione Catturandi della Squadra Mobile. Il suo curriculum include poi diverse missioni in Germania, in Spagna, negli Stati Uniti, in Australia e due promozioni per merito straordinario per l’arresto di Bernardo Provenzano e Domenico Raccuglia, oltre a numerosi encomi.
Ha raccolto le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, lavorando, tra gli altri, con Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gabriele Chelazzi.
Non è mai stato invitato a “Porta a Porta”.