Sicilia e mafia il finale possibile di una storia che fa male
Deve essere successo nel tempo remoto in cui nuotano i Miti.
Un giorno Colapesce deve essersi stancato di reggere la Sicilia e deve averla lasciata andare trasformandola così in una zattera alla deriva nella Storia, in una nave - come quella di Benito Cereno di Melville - che vagola per i mari e a bordo della quale non si capisce mai chi siano davvero i buoni e chi i cattivi; chi gli ammutinati e chi i leali al misterioso capitano che la comanda. A bordo di questa nave che le maree, ad intermittenza, portano nel centro esatto del fluire della Storia o lontanissima dagli accadimenti che ne caratterizzano un periodo, è salito Piero Melati portandosi appresso la memoria del cronista e la conoscenza delle mappe dell’intellettuale e ricavando da questo suo viaggio nella storia recente della Sicilia un libro sulla mafia che, però, non è soltanto un libro sulla mafia. Piuttosto, è un libro sull’essere siciliani e, dunque, fatalmente “diversi” comunque impossibilitati a raccontare e a essere raccontati se non attraverso la filigrana del “mostro” (come lo chiama Melati) e della grande costruzione epica che i siciliani stessi hanno eretto in nome del mostro mafioso.
Il calembour che dà il titolo al libro -La notte della civetta, storie eretiche di mafia, di Sicilia, d’Italia, edizioni Zolfo- segna la missione che Melati attribuisce al suo viaggio allucinato e lucidissimo insieme: provare a capire se il finale può essere cambiato.
Il gioco di parole rimanda al romanzo che rivelò, per primo all’Italia intera, cosa fosse la mafia e come la Sicilia- terra metaforica per decisione degli dei- fosse l’inconscio della storia italiana, il suo incubo. [...]
Scarica l'allegato per leggere l'intero articolo di Enrico del Mercato per "la Repubblica - Palermo" del 27/02/2020
Un giorno Colapesce deve essersi stancato di reggere la Sicilia e deve averla lasciata andare trasformandola così in una zattera alla deriva nella Storia, in una nave - come quella di Benito Cereno di Melville - che vagola per i mari e a bordo della quale non si capisce mai chi siano davvero i buoni e chi i cattivi; chi gli ammutinati e chi i leali al misterioso capitano che la comanda. A bordo di questa nave che le maree, ad intermittenza, portano nel centro esatto del fluire della Storia o lontanissima dagli accadimenti che ne caratterizzano un periodo, è salito Piero Melati portandosi appresso la memoria del cronista e la conoscenza delle mappe dell’intellettuale e ricavando da questo suo viaggio nella storia recente della Sicilia un libro sulla mafia che, però, non è soltanto un libro sulla mafia. Piuttosto, è un libro sull’essere siciliani e, dunque, fatalmente “diversi” comunque impossibilitati a raccontare e a essere raccontati se non attraverso la filigrana del “mostro” (come lo chiama Melati) e della grande costruzione epica che i siciliani stessi hanno eretto in nome del mostro mafioso.
Il calembour che dà il titolo al libro -La notte della civetta, storie eretiche di mafia, di Sicilia, d’Italia, edizioni Zolfo- segna la missione che Melati attribuisce al suo viaggio allucinato e lucidissimo insieme: provare a capire se il finale può essere cambiato.
Il gioco di parole rimanda al romanzo che rivelò, per primo all’Italia intera, cosa fosse la mafia e come la Sicilia- terra metaforica per decisione degli dei- fosse l’inconscio della storia italiana, il suo incubo. [...]
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La notte della civetta
storie eretiche di mafia, di Sicilia, d'Italia
di Piero Melati editore: Zolfo Editore
pagine: 288
Troppi fatti sono scomparsi. E con la vera storia della mafia è scomparsa anche la storia vera della Sicilia.
È arrivato il momento di guardare la fotografia con sguardo obliquo.
editore: Zolfo Editore
pagine: 288
Troppi fatti sono scomparsi. E con la vera storia della mafia è scomparsa anche la storia vera della Sicilia.
È arrivato il momento di guardare la fotografia con sguardo obliquo.
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