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Ragazzi del sud senza la valigia di cartone

Recensione di: Gli spaesati
12.12.2020
Mavalà non è il suo nome. Quello vero e completo è Crocifisso Antonio Disdòmino e in famiglia lo chiamano Fifo. Divenne Mavalà nell’estate del 1970 in un ostello di Parigi. Ecco come andò: Fifo non smetteva di puntare una ragazza che improvvisamente gli venne vicino e gli disse: «Je voudrais faire l’amour avec toi». Ebbene, in preda al panico, Fifo tirò fuori un «ma va là» che ovviamente la mise in fuga. Fifo-Mavalà è un terrone, come Ghezio, Milziade e i tre Salvatore: Totino, Totuccio e Salvo. Sono i terroni degli anni Settanta, gli emigrati diplomati e laureati in Medicina, Ingegneria, Lettere… Mai erano stati raccontati ed è sorprendente che la Sicilia torni a farsi metafora con una nuova prospettiva, originale e “scandalosa”, in quest’opera prima di Enzo D’Antona, Gli spaesati (Zolfo editore), che siamo felici di affidare al passaparola, rammaricandoci che il “soddisfatti o rimborsati” non si applichi (ancora) ai romanzi. «Uè, terrone», dunque. Oppure:«Andate via, terroni invasori». Ma anche: «Davvero lei è terrone? È così bravo». Se nel dizionario cerchi il sinonimo ne trovi due: “meridionale buzzurro”. Tra i contrari non trovi più “polentone”, ma «“coglione di Bergamo”, che si applica a tutti i nati da Bologna in su. [...]

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Gli spaesati

cronache del nord terrone

di Enzo D'Antona

editore: Zolfo Editore

pagine: 200

“Noi saremo sempre spaesati. Noi non siamo partiti per vedere il mondo, siamo partiti perché avevamo bisogno di un lavoro. In questi anni non siamo stati a casa nostra e non lo saremo mai perché questa casa non c’è più”
17,00

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