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Gigi Pagano. vite rinchiuse e celle aperte

Recensione di: Il direttore
01.12.2020
Dalla prefazione di Alfonso Sabella, magistrato, diventato anni fa il responsabile (a tempo) delle carceri italiane: «Gigi (…) mi fece girare un paio di sezioni dell’affollatissimo carcere meneghino dove si muoveva con la padronanza che può avere solo chi ci vive in una struttura così grande, fischiettando, quasi provocatoriamente, Ma mì, la storica canzone della mala milanese, e parlandomi esclusivamente delle persone che vi erano ristrette: “Vede, consiglie’, Mario, quel guaglione della cella 2, era ascit’ due anni addietro, aveva ‘mparato a fare l’elettricista, ma ha ripreso a spacciare e lo hanno appena riacchiapat’, adesso sarà dura convincere il magistrato di sorveglianza. E ‘o signore anziano che sta con isso, era un ebanista bravissimo, ma poi per colpa d’o frate de la moglie”. Non so se Gigi conoscesse per nome tutti i 1.800 detenuti che c’erano in quel momento a San Vittore, ma certamente — scrive Sabella — conosceva le loro storie, criminali e personali, conosceva le loro emozioni, i loro turbamenti, le loro esigenze; e la mia mente, all’epoca, era ancora troppo ottusa e obnubilata di livore verso  mafiosi e corrotti e corruttori che attentavano alla tenuta democratica del paese». [...]

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Il direttore

quarant'anni di lavoro in carcere

di Luigi Pagano

editore: Zolfo Editore

pagine: 304

“Non so se Luigi Pagano conoscesse per nome tutti i 1.800 detenuti che c’erano in quel momento a San Vittore, ma certamente conosceva le loro storie, criminali e personali, conosceva le loro emozioni, i loro turbamenti, le loro esigenze” Alfonso Sabella
18,00

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