"Conoscerlo per poi superarlo" Il carcere visto da dentro
l carcere vive di vita propria come un organismo, che Luigi Pagano conosce a fondo. È in grado di interpretarne l’anima, percepisce vibrazioni, umori e tensioni dei detenuti, della polizia penitenziaria e delle migliaia di persone che ogni giorno entrano ed escono per lavoro o come volontari.
Dopo quaranta anni alla guida di istituti di pena, è arrivato alla lucida convinzione che il carcere è anacronistico e che deve essere superato come metodo per risarcire la collettività dal danno causato dai delitti.
Pagano non è solo un testimone, è soprattutto un protagonista della metamorfosi, difficile e lenta, che il carcere subisce parallelamente alla società, la stessa che dovrebbe tendere a trasformarlo in un sistema in grado di reinserire il detenuto nel sociale, come chiede la Costituzione. Uno sforzo al quale Luigi Pagano ha contribuito in prima persona non adagiandosi comodamente sulle occhiute interpretazioni burocratiche delle norme, ma leggendo queste in modo aperto senza mai abbandonare il solco della legge. Eppure, tranne pochi esempi, il carcere è pressoché rimasto quello del sovraffollamento, dei detenuti ammassati a consumare il loro tempo a non far niente. Un organismo che cresce costantemente nell’illegittimità.
SCARICA L'ALLEGATO per leggere l'intero articolo di Giuseppe Guastella.
Dopo quaranta anni alla guida di istituti di pena, è arrivato alla lucida convinzione che il carcere è anacronistico e che deve essere superato come metodo per risarcire la collettività dal danno causato dai delitti.
Pagano non è solo un testimone, è soprattutto un protagonista della metamorfosi, difficile e lenta, che il carcere subisce parallelamente alla società, la stessa che dovrebbe tendere a trasformarlo in un sistema in grado di reinserire il detenuto nel sociale, come chiede la Costituzione. Uno sforzo al quale Luigi Pagano ha contribuito in prima persona non adagiandosi comodamente sulle occhiute interpretazioni burocratiche delle norme, ma leggendo queste in modo aperto senza mai abbandonare il solco della legge. Eppure, tranne pochi esempi, il carcere è pressoché rimasto quello del sovraffollamento, dei detenuti ammassati a consumare il loro tempo a non far niente. Un organismo che cresce costantemente nell’illegittimità.
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Il direttore
quarant'anni di lavoro in carcere
di Luigi Pagano editore: Zolfo Editore
pagine: 304
“Non so se Luigi Pagano conoscesse per nome tutti i 1.800 detenuti che c’erano in quel momento a San Vittore, ma certamente conosceva le loro storie, criminali e personali, conosceva le loro emozioni, i loro turbamenti, le loro esigenze”
Alfonso Sabella
editore: Zolfo Editore
pagine: 304
“Non so se Luigi Pagano conoscesse per nome tutti i 1.800 detenuti che c’erano in quel momento a San Vittore, ma certamente conosceva le loro storie, criminali e personali, conosceva le loro emozioni, i loro turbamenti, le loro esigenze”
Alfonso Sabella
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