“Storia terribile delle bambine di Marsala” di Antonio Pagliaro
Autore di quattro romanzi e curatore di una raccolta di racconti su Palermo, Antonio Pagliaro ha abituato le sue lettrici e i suoi lettori a una prosa asciutta, precisa, affilata.
Uso questi aggettivi non a caso, e non per pura metafora, perché Pagliaro ha sempre usato lo stile come un coltello, che rende la prosa tanto affilata da entrare nella carne di chi legge e suscitare emozioni senza descriverle, senza sperpero di aggettivi e lunghe locuzioni. Pagliaro aveva però anche abituato lettori e lettrici a storie di finzione, sebbene corredate di riconoscibili riferimenti a fatti di cronaca e a particolari condizioni politiche e sociali che conosciamo e spesso preferiamo non vedere. Dal primo romanzo, “Il sangue degli altri” (Sironi 2007), a tinte cupe ma pervaso da uno humour sottile grazie al cronista Lo Coco cui ci si affeziona subito e che ritroviamo nel secondo romanzo, “I cani di via Lincoln” (Laurana 2010), le sue trame si sono fatte sempre più nere, dure. Nel terzo romanzo, “La notte del gatto nero” (Guanda 2012), Pagliaro aveva esplorato il baratro in cui precipita una famiglia onesta e modesta il cui figlio viene incarcerato, trasformando così tre vite in un vortice di dolore e impotenza che non lascia scampo.
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Storia terribile delle bambine di Marsala
il delitto che sconvolse l'Italia intera
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