Quella “storia terribile” raccontata con maestria
Antonio Pagliaro sa che la memoria è un palcoscenico di dimensioni vastissime e che va ammansita e ricucita con la precisione di un cecchino.
Ne è talmente consapevole che, ad apertura del libro, sente la necessità di presentare i protagonisti di questa “Storia terribile delle bambine di Marsala” proprio come fa un drammaturgo con i personaggi.
Li presenta per famiglie, elencando i nomi e i legami di parentela da cui sono uniti, lasciando sotto la voce “altri”, figure non meno decisive che intervennero in un delitto che sconvolse l’Italia intera.
Perché tutto sembra poter fare il demonio ma non riportare in vita Antonella, Ninfa e Virginia, rapite a Marsala il 21 ottobre del 1971, dopo aver accompagnato a scuola, per il turno pomeridiano, la piccola Liliana.
Il timbro narrativo marca presto il territorio degli eventi con la rappresentazione della caccia e della disperazione con uno stile apparentemente giornalistico ma di tempra letteraria.
“Il procuratore Terranova insiste: l’accusa è troppo terribile per accollarla con leggerezza a qualsiasi colpevole. Qualsiasi colpevole è anche qualsiasi innocente.”
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Storia terribile delle bambine di Marsala
il delitto che sconvolse l'Italia intera
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